17 agosto 2013

Una messa Gospel


La settimana scorsa ho avuto l'opportunità di fare una splendida esperienza. Torvandomi negli States non mi sono lasciato sfuggire l'occasione di assistere ad una messa gospel in una chiesa battista, nel cuore di Harlem, quartiere afro-americano di New York City. Immaginavo che l'esperienza sarebbe stata abbastanza particolare, poichè è a tutti noto il coinvolgimento di queste celebrazioni, ma non credevo che mi avrebbe colpito così tanto.

Si entra in una chiesetta piccola, e gli osservatori vengono fatti accomodare nelle file posteriori. In quelle anteriori, delle signorone di colore con dei cappellini bianchi tutti di forme diverse si sventolano con i foglietti dei canti per ingannare l'attesa. Nei corridoi cominciano ad arrivare altri fedeli, omaccioni, anche loro tutti di colore, rigorosamente con vestito nero o bianco, e altre donnone che cominciando a cantare iniziano a salutare i presenti. La scena è praticamente identica a quelle dei film. Paradossalmente identica.

Dietro l'altare si dispone il coro, formato da uomini e donne di tutte le età. Inutile stare a discutere delle loro impressionanti qualità canore. Arriva il Reverendo, donna, e parte la celebrazione. Sono poche, pochissime le parole non accompagnate dalla musica. Tutto procede scandito dal suono dell'organo. Inizialmente la partecipazione è moderata, qualche parola detta qui e là, e i canti sono abbastanza controllati. Ma ad un certo punto tutto si trasforma d'improvviso: è un'esplosione di energia, la si sente chiaramente, la si può toccare con mano. Le voci aumentano di volume, incalzano, si fanno più vere e sincere; le parole non sono più quelle sterili scritte su un fogliettino di carta, la gente canta col cuore quello che vuole dire a Dio. Tutti iniziano a dialogare con il loro Signore. Tutti. Mentre il Reverendo parla, il coro canta e i fedeli gridano i loro bisogni e soprattutto i loro grazie all'Universo. C'è molta riconoscenza nel loro cuore. Molta gente pian piano inizia a lasciarsi prendere da questa energia che scorre, energia che si crea, inizia ad esprimere sé stessa, a piangere a dirotto per l'amore che gli viene concesso o per la sua sofferenza. La cosa lascia gli spettatori un po' di sasso perchè molta gente non è abituata a percepire l'energia che si muove e le emozioni che vengono liberate.

Tutto continua così per una ventina di minuti, in un misto di canti, pianti, grida di gioia, finchè tutto in modo naturale si asintotizza ad un regolare andamento delle cose.

Quando vengo gentilmente accompagnato fuori, mi rendo conto della pazzesca energia che è stata generata durante quella celebrazione. Le persone erano assolutamente vere, si esprimevano col cuore. Esprimevano direttamente la loro gioia ed il loro dolore, si sentivano parte di Dio e dell'Universo. Di sicuro la prospettiva loro è molto differente dalla mia e da qualla di chi come me segue un percorso per così dire "sciamanico" (lasciatemi passare la parola), ma davvero, credetemi sulla parola, la somiglianza a livello energetico con un cerimoniale classico è a dir poco sconvolgente.

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